Faccio parte di un gruppo
Facebook di insegnanti
di italiano per stranieri (gruppo utile, interessante e anche divertente). Qualche giorno fa uno degli
amministratori, l'ottimo Carlo Guastalla, ha chiesto il parere dei partecipanti riguardo un
articolo
di Marco Dominici sulla scuola “virtuale”. Quello che segue è
il mio punto di vista sui contenuti dell'articolo e considerazioni varie
collegate agli interventi di alcuni colleghi del gruppo. Vi consiglio quindi, prima di continuare, di leggere il buon articolo di Marco Dominici contenuto nel link sopra.
Sono d'accordo con Marco
Dominici che il dibattito sulla scuola "digitale” debba andare
dalla pedagogia alla tecnologia e non viceversa. I programmi e le
apparecchiature tecniche devono essere al servizio della didattica e
dell'apprendimento e non il contrario ma questo è un errore di
valutazione e di approccio che si commette spessissimo quando non si
ha esperienza nell'insegnamento in classe e se non si ha la fortuna,
o la voglia, di parlare delle proprie esperienze didattiche con altri
colleghi e confrontare aspettative, modi operativi e risultati. Io in questo aspetto sono molto fortunato: ho alcuni validi colleghi con cui condivido dubbi, idee, scazzi, delusioni e successi.
Tra i bravi colleghi ce n'è una che mi dice sempre: “Prima pensa all'obiettivo didattico
che vuoi raggiungere e alle attività che vuoi fare per raggiungerlo:
dopo, solo dopo, valuta se c'è qualche programma informatico che ti
permette di raggiungere quel risultato meglio dei metodi
“tradizionali” e “classici” e se c'è, fai l'attività con
l'ausilio della tecnologia, altrimenti no.”
La mia collega ha
ragione, e ha ragione da vendere anche quando dice che l'approccio è
molto più importante delle attrezzature a disposizione. Se non sai o
non vuoi fare una lezione interattiva, comunicativa, collaborativa o
cooperativa e centrata sullo studente, anche se hai a disposizione
100 computer o tablets e connessione wifi a velocità pazzesca, farai una lezione
povera e non interattiva, non comunicativa ecc ecc. : se non sei
comunicativo, non sei comunicativo né con il computer né senza
computer. Se i tuoi studenti si annoiano con te si annoiano sia in
una lezione “povera” di tecnologia che in un aula multimediale.
Sul tema della creatività
e del gusto delle emozioni, penso che la creatività (nostra e dei
nostri studenti) si possa stimolare anche con elementi tecnologici,
dipende come li usiamo. E gli strumenti virtuali possono essere
amplificatori delle emozioni e delle sensazioni, senza dubbio. Penso alla
musica, ai suoni in generale, alle immagini. Se ho a disposizione uno
schermo e un computer con casse acustiche posso introdurre,
supportare, stimolare e coinvolgere di più e meglio gli studenti ma,
in questo caso come in qualsiasi tipo di lezione (in presenza o meno)
devo programmare, pensare e valutare, indipendentemente dal mezzo che
ho a disposizione.
Per parlare della mia
esperienza pratica, io in classe, e fuori della classe, uso computer
e programmi vari per attività di grammatica, interazione e
produzione orale, lessico, ecc ecc. E faccio anche tante attività a
“materiale zero”, come dice Chaz Pugliese, ma non faccio solo
quelle.
L'importante è avere la mente aperta e avere un approccio
centrato sullo studente, senza avere paura del nuovo (o dell'antico)
ma integrare il tutto pensando all'apprendimento efficace degli
studenti.
P.S. Il dibattito sul gruppo Facebook è stato (ed è) interessante e vale la pena seguire gli interessanti interventi, fra gli altri, di Paolo Gimmelli e Francesca Della Puppa.
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